7
mangeranno, di quello che indosseran-
no e così via (cfr
Mt
6,25-32). Questo
è il primo atteggiamento:
fiducia e confi-
denza
, come il bambino verso i genitori;
sapere che Dio si ricorda di te, si pren-
de cura di
te, di te, di
me, di tutti.
La secon-
da
predi-
s po s i z i on e ,
a n c h ’ e s s a
propria dei
bambini, è
lasciarsi sor-
prendere. Il
bambino fa
sempre mille
domande per-
ché desidera
scoprire
il
mondo; e si
meraviglia persino di cose piccole perché tutto
è nuovo per lui. Per entrare nel Regno dei cieli
bisogna lasciarsi meravigliare.
Nella nostra relazione con il
Signore, nella preghiera –domando - ci
lasciamo meravigliare o pensiamo che
la preghiera è parlare a Dio come fan-
no i pappagalli? No, è fidarsi e aprire
il cuore per lasciarsi meravigliare. Ci
lasciamo sorprendere da Dio che è
sempre il Dio delle sorprese? Perché
l’incontro con il Signore è sempre un
incontro vivo, non è un incontro di
museo. È un incontro vivo e noi andia-
mo alla Messa non a un museo. Andia-
mo ad un incontro vivo con il Signore.
Nel Vangelo si parla di un cer-
to Nicodemo (
Gv
3,1-21), un uomo
anziano, un’autorità in Israele, che va
da Gesù per conoscerlo; e il Signore
gli parla della necessità di “rinascere
dall’alto” (cfr v. 3). Ma che cosa signi-
fica? Si può “rinascere”? Tornare ad
avere il gusto, la gioia, la meraviglia
della vita, è possibile, anche davanti a
tante tragedie? Questa è una doman-
da fondamentale della nostra fede e
questo è il desiderio di ogni vero cre-
dente: il desiderio di rinascere, la gioia
di ricominciare. Noi abbiamo questo
desiderio? Ognuno di noi ha voglia di
rinascere sempre per incontrare il Si-
gnore? Avete questo desiderio voi? In-
fatti si può perderlo facilmente perché,
a causa di tante attività, di tanti progetti
da mettere in atto, alla fine ci rimane
poco tempo e perdiamo di vista quello
che è fondamentale: la nostra vita del
cuore, la nostra vita spirituale, la nostra
vita che è incontro con il Signore nella
preghiera.
In verità, il Signore ci sorpren-
de mostrandoci che Egli ci ama anche
nelle nostre debolezze. «Gesù Cristo
[…] è la vittima di espiazione per i no-
stri peccati; non soltanto per i nostri,
ma anche per quelli di tutto il mondo»
(
1 Gv
2,2). Questo dono, fonte di vera
consolazione […] ci è dato attraverso
l’Eucaristia, quel banchetto nuziale in
cui lo Sposo incontra la nostra fragili-
tà.
Posso dire che quando faccio
la comunione nella Messa, il Signore
incontra la mia fragilità? Sì! Possiamo
dirlo perché questo è vero! Il Signore
incontra la nostra fragilità per ripor-
tarci alla nostra prima chiamata: quella
di essere a immagine e somiglianza di
Dio. Questo è l’ambiente dell’Eucari-
stia, questo è la preghiera.