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i gaudenti scontenti. Genera il disagio
dell’agio” Paolo Crepet, psichiatra.
Educare è attrezzare il bambino ed il
giovane alla fatica, al sacrificio: inse-
gnandogli ad esempio ad aspettare.
Far capire che non tutto arriva pron-
to per essere mangiato o non tutto
può essere comprato subito. Spiegare
che non è possibile fare quella cosa in
quel dato momento. Certo si ribellerà,
potrà lamentarsi... ma capirà che nella
vita non avrà tutto e subito. E’ meglio
insegnargli fin da subito che ciò che ha,
arriva grazie al sacrificio e all’impegno.
Gli errori e le cadute servono per
crescere, perrialzarsi più forti e
determinati di prima. E’ sempre
più urgente insegnare loro ad af-
frontare gli ostacoli, resistere al
forte impulso di correre ad aiu-
tarli appena sono in difficoltà.
Le grandi teorie sono state crea-
te partendo da tentativi ed errori!
Non è forse vero che senza gli sco-
gli le onde non salirebbero in alto?
Il sacrificio rende forte la volontà,
aiuta a vincere la pigrizia, l’egoi-
smo e ciò che in noi è istintivo,
anche se dai più oggi, non viene
considerato un atto necessario,
ma una inutile privazione, da evi-
tare il più possibile a sé e agli al-
tri, un’ingiustizia, un ostacolo alla
realizzazione della propria felicità.
Distinguiamo sacrifici passivi e at-
tivi. I primi sono quelli imposti dal-
la vita: il lavoro, lo studio, i disturbi
di salute, la convivenza umana, le
condizioni climatiche… I secondi
sono i sacrifici cercati, voluti, pre-
parati da noi stessi. Ad esempio:
saltare giù dal letto elettricamente,
al primo squillo della sveglia; man-
giare qualcosa che non ci piace; soffrire
il mal di denti senza dirlo a nessuno;
aspettare che tutti si siano serviti; pra-
ticare il digiuno televisivo; non usa-
re troppo il cellulare…sono proprio
questi preziosi sacrifici che tengono a
galla la volontà, perché possa soppor-
tare il prezzo del vivere umano. Toth
Thiamer, scrittore unghereseancora vi-
vente giustamente affermava “chi non
sa negarsi qualcosa di lecito, difficil-
mente potrà evitare le cose proibite”.