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della vittoria di Cristo sulla morte. Una
testimonianza che ci interpella tutti e
chiede una risposta su che cosa signi-
fichi per ciascuno di noi partecipare al
Sacrificio della Messa e accostarci alla
Mensa del Signore. Stiamo cercando
quella sorgente che “zampilla acqua
viva” per la vita eterna?, che fa della
nostra vita un sacrificio spirituale di
lode e di ringraziamento e fa di noi un
solo corpo con Cristo? Questo è il sen-
so più profondo della santa Eucaristia,
che significa “ringraziamento”: ringra-
ziamento a Dio Padre, Figlio e Spirito
Santo che ci coinvolge e ci trasforma
nella sua comunione di amore.
[…]
L’Eucaristia è un avvenimento meraviglioso
nel quale Gesù Cristo, nostra vita, si fa pre-
sente. Partecipare alla Messa «è vivere un’al-
tra volta la passione e la morte redentrice
del Signore. È una teofania: il Signore si fa
presente sull’altare per essere offerto al Padre
per la salvezza del mondo»
Casa S. Marta, 10 feb-
braio 2014).
Il Signore è lì con noi, presen-
te. Tante volte noi andiamo lì, guar-
diamo le cose, chiacchieriamo fra noi
mentre il sacerdote celebra l’Eucari-
stia… e non celebriamo vicino a Lui.
Ma è il Signore! Se oggi venisse qui il
Presidente della Repubblica o qualche
persona molto importante del mondo,
è sicuro che tutti saremmo vicino a lui,
che vorremmo salutarlo. Ma pensa:
quando tu vai a Messa, lì c’è il Signore!
E tu sei distratto. È il Signore! Dobbia-
mo pensare a questo.
[…]
«Partecipare alla Messa è
vivere un’altra volta la passione e la
morte redentrice del Signore».
Proviamo ora a porci alcune
semplici domande. Per esempio, per-
ché si fa il segno della croce e l’atto pe-
nitenziale all’inizio della Messa? […]
Così incomincia la Messa, così
incomincia la vita, così incomincia la
giornata. Questo vuol dire che noi sia-
mo redenti con la croce del Signore.
E quelle Letture, nella Messa, perché
stanno lì? Perché si leggono la dome-
nica tre Letture e gli altri giorni due?
Perché stanno lì, cosa significa la Let-
tura della Messa? Perché si leggono e
che c’entrano? Oppure, perché a un
certo punto il sacerdote che presiede
la celebrazione dice: “In alto i nostri
cuori?”. Non dice: “In alto i nostri te-
lefonini per fare la fotografia!”. No, è
una cosa brutta! E vi dico che a me dà
tanta tristezza quando celebro qui in
Piazza o in Basilica e vedo tanti tele-
fonini alzati, non solo dei fedeli, anche
di alcuni preti e anche vescovi. Ma per
favore! La Messa non è uno spettacolo:
è andare ad incontrare la passione e la
risurrezione del Signore. Per questo il
sacerdote dice: “In alto i nostri cuori”.
Ricordatevi: niente telefonini.
[…]
È molto importante tornare
alle fondamenta, riscoprire ciò che è
l’essenziale, attraverso quello che si
tocca e si vede nella celebrazione dei
Sacramenti. La domanda dell’apostolo
san Tommaso (cfr Gv 20,25), di poter
vedere e toccare le ferite dei chiodi nel
corpo di Gesù, è il desiderio di pote-
re in qualche modo “toccare” Dio per
credergli. Ciò che San Tommaso chie-
de al Signore è quello di cui noi tutti
abbiamo bisogno: vederlo, toccarlo
per poterlo riconoscere. I Sacramenti
vengono incontro a questa esigenza
umana. I Sacramenti, e la celebrazione
eucaristica in modo particolare, sono i
segni dell’amore di Dio, le vie privile-
giate per incontrarci con Lui.