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25 anni, nella Congregazione e nella
Chiesa. Sono riuscita ad avanzare nelle
iniziative intraprese con le mie discre-
te e timide forze, ma ripenso a come
dice, nostro Venerabile Fondatore,
“Amanti nunquan satis” non dobbia-
mo mai sentirci soddisfatte dell’amore
che abbiamo donato. Anche la nostra
Madre Generale Madre Paola ci invita
ad alzarci per avviare processi, iniziare
percorsi, fare un primo passo, amare
infinitamente senza mai dire basta.
La missione si realizza “corpo
a corpo”, e anche “cuore a cuore” in
una azione interiore, espressione del-
la tenerezza e misericordia del Cristo
Buon Pastore. Senza essere troppo
ottimista, sono convinta che con una
fede profonda, una speranza ferma ed
un grande entusiasmo possiamo avan-
zare sempre di più, anche senza grandi
progetti. Con uno stile di “Vita Comu-
ne”, direbbe il Fondatore. “una bontà
di vita, un esercizio di eroiche virtù che
consiste più nell’interno che nell’ester-
no”.
Bisogna soprattutto “ascoltare
la voce di Dio che risuona nei nostri
cuori attraverso il soffio dello Spirito
Santo” (Papa Francesco). La comunità
è, senz’altro, il luogo privilegiato dove
possiamo fare le più belle e più pro-
fonde esperienze, che con le sole no-
stre forze, non avremmo mai potuto o
osato fare. Gli stessi avvenimenti del
quotidiano ci spingono a fare nuovi di-
scernimenti, nuove scelte, rischiare ed
agire. Il Signore infatti non ci domanda
cose straordinarie, Lui ci chiede soltan-
to di fare bene, con tutto il cuore, quel-
lo che ci chiede.
Il nostro Fondatore, avendo
lui stesso esperimentato la misericor-
dia e la provvidenza divina, attraverso
l’obbedienza e donazione di stesso,
con l’espressione “Dobbiamo fiorire là
dove Dio ci ha piantati” c’invita a vi-
vere con intensità ed efficacia la nostra
missione in ogni luogo o situazione.
Qui in Madagascar, ad Am-
baibo, comunità internazionale, dove
impariamo e condividiamo: lingua, cul-
tura e tradizione differenti, “osiamo”
vivere in questo modo.
Nel lavoro formativo con le
giovani che si preparano per la vita re-
ligiosa “rischiamo” con nuovi metodi,
nuovi mezzi, nuove opportunità, par-
tendo dai loro bisogni fondamentali,
insegnando ad aver cura di sé stesse,
ad acquisire buone maniere, ad impa-
rare a pregare, curiamo la formazione
spirituale e morale imparando a vivere
la condivisione fraterna.
Tentiamo, in altre parole l’e-
ducazione alla vita e all’amore, soprat-
tutto nella scuola con i piccoli e loro
famiglie. Ci impegniamo a trasmette-
re un’educazione “integrale”. Come
Gesù e il Marcucci, scegliamo la “ca-
rità dell’educazione”, certamente in un
livello, ancora elementare adattato alla
realtà. Sproniamo per ottenere nuo-
ve possibilità, diamo stimoli e nuovi
mezzi per raggiungere progressi e cam-
biamenti. Prospettiamo un piano for-
mativo per le maestre, i genitori ed i
bambini. Bisogna curare, con passione
e con mani delicate, queste “piantine”
che il Signore ha messo nel nostro giar-
dino. Abbiamo un campo vastissimo
di lavoro, è una sfida senza misura, in
questo Paese dove il 45% della popo-
lazione è ancora analfabeta. Non pos-
siamo accomodarci, certamente tutto
avverrà gradualmente.
Nelle comunità di base della
nostra Chiesa particolare ci avvicinia-
mo alla gente semplice, restiamo con
loro e condividiamo la loro vita pove-