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chi ha detto che una domanda di fede
non possa nascere da uno stato emo-
tivo? Ogni qual volta un giovanissimo
o un adolescente ti chiede a cosa serva
amare, sognare, perché viene abban-
donato dai genitori, lì, in quella uma-
nità c’è un bisogno di fiducia, di fede.
La domanda non manca! La preghiera
del giovane è spesso intima e solitaria,
a questa corrisponde un debole lega-
me con la comunità; l’adolescente fre-
quenta poco le attività e la preghiera,
anche perché pensa che i linguaggi e i
valori da essa proposte siano “supera-
ti”. Si avverte pochissimo il bisogno
di condividere domande e dubbi o un
cammino di fede, di ideali e di valori.
Se la fede è collegata ad un sentimento
di fiducia, qual è il grado di fiducia dei
giovanissimi nei confronti di adulti,
Scuola, Chiesa, Istituzioni? I giovanis-
simi avvertono incertezza nel futuro.
Questo comporta una tendenza a non
programmare a lungo termine. Ci si
concentra sul presente a fare tutte le
esperienze possibili, nell’oggi!
Per un accompagnamento vocazio-
nale è necessario partire dalla vici-
nanza, dall’ascolto, dall’incoraggia-
mento e la valorizzazione del buono
che ciascun ragazzo ha e che a volte
non riesce o non vuole riconoscere.
Spesso nei giovani si riscontra una
bassa autostima. Bisogna aiutarli a
diventare consapevoli delle loro po-
tenzialità, coinvolgendoli e respon-
sabilizzandoli. Servono inoltre co-
munità significative, con adulti che
possano essere testimoni di speranza,
capaci di mostrare con la propria vita
la fiducia. Di conseguenza è cambia-
to l’atteggiamento verso la vita, con
un futuro più ricco di incognite che a
volte disillude i sogni dei ragazzi. Per-
ché i sogni ci sono e sono bellissimi! A
noi educatori spetta il compito di saper
indirizzare questi sogni, portando i ra-
gazzi a sognare ma allo stesso tempo
avendo i piedi ben piantati per terra.
Altrimenti creeremo una massa di so-
gnatori senza la percezione della realtà
e avremo sempre ragazzi depressi.
È tempo di Sinodo. È dunque questo
il tempo giusto per attivarci tutti in
modo più incisivo e sentirci richiama-
ti all’impegno nonostante tutto ma
in questo preciso tutto in cui i giova-
nissimi, così come sono, ne tracciano
la realtà. “A noi è richiesto di sapere
guardare oltre l’apparenza. Essere
dentro questa realtà quindi è il primo
grande passo, quello immediatamen-
te successivo è quello farci interrogare
da essa, interpretando i loro segni.”